L’uomo spaventato dall’ignoto inumano, dalla nera tenebra degli estremi, ricerca la familiarità delle cose miste, dei luoghi intermedi in cui regnano il linguaggio e il sogno. La vita infatti può essere vissuta solo nella regione impura e tempestosa dell’intermediarietà.
Nela sua prefazione ai Chants du crèpuscule, V. Hugo descrive “Quello stato crepuscolare”, quel “non so che illuminato a metà che ci circonda” e la cui penombra potrebbe essere tanto il rossore di un’alba quanto il bagliore del sole al tramonto. Quando la notte diventa alba o quando il giorno si volge alla sera, noi ci troviamo davanti alla duplice modulazione quotidiana che vibra a immagine dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti.
Da qualche parte nell’incompiuto
Vladimir Jankélévitch

© Palmerino Masciotta
E tuttavia un non so che d’indeterminato sopravviverà al concerto, e questo non so che evoca una sorta didi fuga verso l’orizzonte; non so quale trasformazione pneumatica ha fatto dell’uomo un altro uomo, e questa trasformazione l’accompagnerà segretamente come un viatico sulla strada avventurosa e appassionante lungo la quale cammina.
Da qualche parte dell’incompiuto
Vladimir Jankélévitch

© Palmerino Masciotta
Mi piace affrontare la tematica della doppia lettura da dare a questa foto, dove vi può essere sia creazione che cancellazione dell’immagine.
Il farsi o disfarsi della foto non dà l’idea di qualcosa di statico e quindi di già avvenuto, ma di qualcosa che sta avvenendo proprio in quel determinato momento, anzi di qualcosa che deve ancora avvenire.

© Palmerino Masciotta